Pagine

domenica 20 aprile 2014

Cent'anni di gratitudine a Gabriel García Márquez.


E’ sempre difficile scrivere qualcosa di sensato quando scompare una persona che ci è cara o che in qualche modo è stata importante per noi, per la nostra formazione, per la nostra vita, soprattutto se questa persona è il più grande innovatore della letteratura moderna: Gabriel García Márquez, affettuosamente chiamato da tutti Gabo, premio Nobel per la letteratura nel 1982 con Cento anni di solitudine.
Ma come  diceva un altro grande della letteratura: “se devi farlo allora fallo…”.
E allora chiunque fa il mestiere di scrivere (o come me ne ha solo la voglia) sente il dovere di non voltare pagina e di scrivere anche un semplice: “Ciao Gabo”, e ci vuole l’incoscienza e la spregiudicatezza che si coltiva solo in tanti anni di cari errori, perché colui che ci ha lasciato questa volta è uno che metteva insieme le parole in maniera magica e misteriosa come nessuno prima di lui; ci ha raccontato la realtà in maniera fantastica e ha reso realtà al fantastico. Leggendo i suoi libri abbiamo finalmente scoperto l’America Latina e l’altra metà del mondo (leggetela in tutti i modi che vi pare) come la terra dove può succedere di tutto e il contrario, tra i miracoli di una storia e una storia per miracolo, che dura Cent’anni come il tempo di una lunga vita e tutto finisce con una vaga sensazione di solitudine e non c’è più la Cronaca di un delitto che non sia annunciato e L’amore è quello ai tempi del colera.
Gabriel García Márquez ha investigato le debolezze e le passioni degli uomini in “L’autunno del patriarca” con un’intelligenza rivelatrice e un ritmo che non lascia fiato alla vita, che non ti permette di distogliere gli occhi, e voglio solo ricordarvi Il finale più bello di tutti i tempi: “il tempo incalcolabile dell’eternità era finalmente terminato”.
Leggendo i suoi libri, le parole sono sempre bagnate da una pioggia perenne e asciugate da un caldo equatoriale. Tenendo in mano quei testi ci si sporca di fango e della sensualità delle donne, si è sempre in buona compagnia anche quando stai da solo. E se la vita è davvero ciò che si ricorda, nella mia c’è indelebilmente un pezzo della tua: “Ciao Gabo”.