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sabato 31 gennaio 2015

Diario dei tre giorni ad Atene per sostenere Syriza.

foto Claudia Galati


Sabato 24 gennaio 2015 ore 6.45, aeroporto di Ciampino, volo FR1198 da Roma ad Atene (sì è il nostro) per esserci all’appuntamento con le elezioni politiche greche, per non mancare ad un appuntamento con la Storia. E per un marxista partecipare con consapevolezza all’inizio di un processo che cambierà le sorti del nostro Vecchio Continente avendo per fondale la culla della nostra civiltà è quanto di più stimolante ed elettrizzante gli possa capitare. Non c’è bisogno di aver fatto il Classico per aver sedimentato nel proprio immaginario le storie dei miti greci e non c’è bisogno di vivere ad Atene o a Roma per accorgersi di quanto siano stratificate nel nostro pensiero le parole dei grandi filosofi greci.
Sbarchiamo ad Atene alle 9.30 (ora locale) e ci prepariamo a cominciare la nostra piccola missione di realizzare delle dirette radiofoniche per Radio Redonda che raccontino gli umori, l’atmosfera e soprattutto l’esito delle elezioni. Questo compito ci mette nella predisposizione di guardare tutto quello che ci circonda non semplicemente come dei turisti ma con la curiosità di giornalisti sulle orme di Omero (la forza della suggestione dei luoghi!).
Mi viene in mente che oggi che la filosofia (rieccola di nuovo) più avanzata è quella della Prassi, tocca ai popoli l’impresa  di muoversi tra i vari porti del Sud del Mediterraneo, come fece Ulisse, per riguadagnarsi il diritto a determinare il proprio futuro con un atto di ribellione e di disobbedienza all’ultimo dei mostri creato dal capitale: la speculazione finanziaria, sempre più spesso rappresentata dai media mainstream come una specie di invincibile Maga Circe con una sua volontà autonoma ed il potere di trasformarci in pigs.
La metro ci porta a piazza Syntagma, davanti al Parlamento, e li troviamo lo stand di Neo Democratia: blu, rettangolare, istituzionale, triste. Ci sono anche i compagni del KKE, sono giovani tra i venti e trent’anni e distribuiscono volanti ai passanti, ma senza stand. Le troupes televisive sono ovunque nella piazza, così come sui balconi degli alberghi che la circondano. Fabio Sebastiani è alloggiato in uno di questi con la Brigata Kalimera che si trova ad Atene già da giovedì per partecipare all’evento di chiusura della campagna elettorale; io e Claudia Galati stiamo sistemati in un modesto hotel un po’ più distante dalla piazza ma comunque nel centro della città, per raggiungerlo passiamo per piazza Klafthmonos dove c’è lo stand elettorale di Syriza: colorato, vivace, giovanile e soprattutto frequentato, siamo stati fortunati siamo più vicini al vero epicentro delle elezioni, ci ripassiamo, subito dopo aver occupato il nostro alloggio, per fare delle foto, per raccogliere un po’ di materiale informativo, ci accolgono nel tendone con ospitalità ma purtroppo hanno finito le brochure in inglese, segno evidente che sono state molto richieste dagli stranieri: meglio così significa che siamo in tanti. Solo noi della Brigata Kalimera siamo oltre quattrocento, ci informerà Fabio nel pomeriggio di ritorno da una iniziativa con i compagni di Syriza: alle 13 appuntamento a piazza Syntagma, io e Claudia non facciamo in tempo ad esserci e ne approfittiamo per fare un giro della città. La povertà è tangibile ovunque in tutte le sue forme, c’è chi chiede le elemosina, il commercio nella zona turistica ha occupato tutti gli spazi che ha potuto, si riconoscono persone che sono in strada da diverso tempo senza sosta, ma l’immagine che più di tutte mi ha stretto il cuore è quella di un uomo che cammina con i suoi due figli per mano, tra i tre e sette anni, con uno sguardo disperato ma dignitoso seppure fossero vestiti e nutriti come meglio si è potuto. Fortunatamente tutto questo è miscelato, soprattutto tra i giovani, ad una voglia di riscatto e di liberazione.
Alle 18 appuntamento con Fabio per la seconda diretta radio, cena, quattro passi e nuovo appuntamento alle 22.30 al tendone di Syriza ormai eletto a punto di incontro privilegiato, non solo da noi; lo troviamo chiuso: l’indomani ci aspetta una giornata ancora più lunga quindi anche noi decidiamo di andare a riposare.
Domenica 25: colazione e appuntamento davanti al parlamento per assistere al folcloristico cambio della guardia, diretta radio e gita all’Acropoli (già che c’eravamo).
Inutile dire quanto sia bella l’Acropoli e che senso di immortalità e di potenza si provi stando in quel sito archeologico che continua ad essere nonostante i millenni il cuore della città, il suo punto di riferimento e continua a mantenere lo stesso legame sentimentale con un popolo che ha scelto da sempre di mettere in cima a tutto, insieme al tempio degli dei, il teatro, un teatro politico che contestava il potere (ricordiamocelo). All’Acropoli incontriamo molti  compagni con cui scambiamo due battute sul tanto atteso voto. Ci sentiamo in cima al mondo.
Alle 18 al tendone di Syriza fotografiamo e parliamo con compagni greci, spagnoli, francesi e con i tedeschi della Die Linke (siamo finalmente in Europa) e ci sentiamo tutti solidali e partecipi di uno stesso destino: tutta Europa ormai è casa nostra, abbiamo abbattuto i confini nazionali, già pensiamo alle elezioni in Spagna: ”Syriza, Podemos, Vinceremos” è uno degli slogan.
19.30, gli Exit poll ci danno (proprio così: ci danno) al 39.5%, maggioranza assoluta: applausi, canti, abbracci e lacrime anche dei compagni italiani, si sovrappongono le interviste, le dichiarazioni a caldo, sventolano decine di bandiere di Rifondazione Comunista, de L'altra Europa con Tsiparas, intoniamo i nostri canti, monopolizziamo la scena televisiva non solo di Sky.
Cena al volo e di nuovo al tendone per continuare a seguire lo scrutinio, man mano si va consolidando una vittoria schiacciante di Syriza anche se leggermente inferiore al 39.5% delle proiezioni.
Si dispiega la festa nella adiacente piazza, di fronte alla facoltà di filosofia più bella del mondo, la Brigata forma un suo spezzone dietro allo striscione, ci lasciano passare, siamo i più festosi (i più caciaroni diremmo a Roma), ai compagni greci piace moltissimo ascoltarci cantare “Bella Ciao” e noi non ci facciamo pregare… e “Avanti popolo”, “l’internazionale” e finanche “Oi vita oi vita mia”, arriviamo sotto al palco allestito sulle gradinate della facoltà: la commozione è tanta, le lacrime liberatorie stavolta sono dei greci, la cosa che mi ha colpito è la quantità di bambini in piazza con le loro famiglie, è una festa di popolo, i ragazzi ateniesi non riescono a stare fermi: è catarsi collettiva è attimo immortale che arriva a tutta l’umanità.
Appare sul palco Alexis Tsipras, fa il suo discorso che ormai tutti conosciamo a memoria: conciso, preciso, chiaro, categorico, coinvolgente, con la forza di un Discobolo che lancia il suo disco contro l’austerity, contro i padroni, contro tutti quelli che ci vogliono opprimere. E quel disco è ancora lì che viaggia sopra le nostre teste e ora sta a noi fare in modo che arrivi a destinazione.
Il 26 siamo andati a vedere le prime pagine dei giornali, abbiamo analizzato i possibili scenari e abbiamo fatto ancora un po’ i turisti i una città che merita assolutamente di essere visitata e visitata ancora.
In serata siamo tornati a casa con il volo FR 1299 quasi completamente occupato dalla Brigata Kalimera in un’atmosfera da gita che ha percorso la sua prima tappa e con una Penolope immaginaria lasciata lì ad aspettarci.

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