foto Claudia Galati |
Sabato 24 gennaio 2015 ore 6.45, aeroporto di Ciampino, volo FR1198
da Roma ad Atene (sì è il nostro) per esserci all’appuntamento con le elezioni
politiche greche, per non mancare ad un appuntamento con la Storia. E per un
marxista partecipare con consapevolezza all’inizio di un processo che cambierà
le sorti del nostro Vecchio Continente avendo per fondale la culla
della nostra civiltà è quanto di più stimolante ed elettrizzante gli possa
capitare. Non c’è bisogno di aver fatto il Classico per aver sedimentato nel
proprio immaginario le storie dei miti greci e non c’è bisogno di vivere ad
Atene o a Roma per accorgersi di quanto siano stratificate nel nostro pensiero
le parole dei grandi filosofi greci.
Sbarchiamo ad Atene alle 9.30 (ora locale) e ci prepariamo a cominciare la nostra piccola missione di realizzare delle dirette radiofoniche per Radio Redonda che raccontino gli umori, l’atmosfera e soprattutto l’esito delle elezioni. Questo compito ci mette nella predisposizione di guardare tutto quello che ci circonda non semplicemente come dei turisti ma con la curiosità di giornalisti sulle orme di Omero (la forza della suggestione dei luoghi!).
Sbarchiamo ad Atene alle 9.30 (ora locale) e ci prepariamo a cominciare la nostra piccola missione di realizzare delle dirette radiofoniche per Radio Redonda che raccontino gli umori, l’atmosfera e soprattutto l’esito delle elezioni. Questo compito ci mette nella predisposizione di guardare tutto quello che ci circonda non semplicemente come dei turisti ma con la curiosità di giornalisti sulle orme di Omero (la forza della suggestione dei luoghi!).
Mi viene in mente che oggi che la
filosofia (rieccola di nuovo) più avanzata è quella della Prassi, tocca ai
popoli l’impresa di muoversi tra i vari
porti del Sud del Mediterraneo, come fece Ulisse, per riguadagnarsi il diritto a
determinare il proprio futuro con un atto di ribellione e di disobbedienza
all’ultimo dei mostri creato dal capitale: la speculazione finanziaria, sempre
più spesso rappresentata dai media mainstream come una specie di invincibile
Maga Circe con una sua volontà autonoma ed il potere di trasformarci in pigs.
La metro ci porta a piazza
Syntagma, davanti al Parlamento, e li troviamo lo stand di Neo Democratia: blu,
rettangolare, istituzionale, triste. Ci sono anche i compagni del KKE, sono giovani
tra i venti e trent’anni e distribuiscono volanti ai passanti, ma senza stand.
Le troupes televisive sono ovunque nella piazza, così come sui balconi degli
alberghi che la circondano. Fabio Sebastiani è alloggiato in uno di questi con
la Brigata Kalimera che si trova ad Atene già da giovedì per partecipare
all’evento di chiusura della campagna elettorale; io e Claudia Galati stiamo
sistemati in un modesto hotel un po’ più distante dalla piazza ma comunque nel
centro della città, per raggiungerlo passiamo per piazza Klafthmonos dove c’è
lo stand elettorale di Syriza: colorato, vivace, giovanile e soprattutto
frequentato, siamo stati fortunati siamo più vicini al vero epicentro delle
elezioni, ci ripassiamo, subito dopo aver occupato il nostro alloggio, per fare
delle foto, per raccogliere un po’ di materiale informativo, ci accolgono nel
tendone con ospitalità ma purtroppo hanno finito le brochure in inglese, segno
evidente che sono state molto richieste dagli stranieri: meglio così significa
che siamo in tanti. Solo noi della Brigata Kalimera siamo oltre quattrocento,
ci informerà Fabio nel pomeriggio di ritorno da una iniziativa con i compagni
di Syriza: alle 13 appuntamento a piazza Syntagma, io e Claudia non facciamo in
tempo ad esserci e ne approfittiamo per fare un giro della città. La povertà è
tangibile ovunque in tutte le sue forme, c’è chi chiede le elemosina, il commercio
nella zona turistica ha occupato tutti gli spazi che ha potuto, si riconoscono
persone che sono in strada da diverso tempo senza sosta, ma l’immagine che più
di tutte mi ha stretto il cuore è quella di un uomo che cammina con i suoi due
figli per mano, tra i tre e sette anni, con uno sguardo disperato ma dignitoso
seppure fossero vestiti e nutriti come meglio si è potuto. Fortunatamente tutto
questo è miscelato, soprattutto tra i giovani, ad una voglia di riscatto e di
liberazione.
Alle 18 appuntamento con Fabio
per la seconda diretta radio, cena, quattro passi e nuovo appuntamento alle
22.30 al tendone di Syriza ormai eletto a punto di incontro privilegiato, non
solo da noi; lo troviamo chiuso: l’indomani ci aspetta una giornata ancora più
lunga quindi anche noi decidiamo di andare a riposare.
Domenica 25: colazione e appuntamento davanti al parlamento per
assistere al folcloristico cambio della guardia, diretta radio e gita
all’Acropoli (già che c’eravamo).
Inutile dire quanto sia bella
l’Acropoli e che senso di immortalità e di potenza si provi stando in quel sito
archeologico che continua ad essere nonostante i millenni il cuore della città,
il suo punto di riferimento e continua a mantenere lo stesso legame
sentimentale con un popolo che ha scelto da sempre di mettere in cima a tutto,
insieme al tempio degli dei, il teatro, un teatro politico che contestava il
potere (ricordiamocelo). All’Acropoli incontriamo molti compagni con cui scambiamo due battute sul
tanto atteso voto. Ci sentiamo in cima al mondo.
Alle 18 al tendone di Syriza fotografiamo e parliamo con compagni
greci, spagnoli, francesi e con i tedeschi della Die Linke (siamo finalmente in
Europa) e ci sentiamo tutti solidali e partecipi di uno stesso destino: tutta
Europa ormai è casa nostra, abbiamo abbattuto i confini nazionali, già pensiamo
alle elezioni in Spagna: ”Syriza, Podemos, Vinceremos” è uno degli slogan.
19.30, gli Exit poll ci danno (proprio così: ci danno) al 39.5%,
maggioranza assoluta: applausi, canti, abbracci e lacrime anche dei compagni
italiani, si sovrappongono le interviste, le dichiarazioni a caldo, sventolano
decine di bandiere di Rifondazione Comunista, de L'altra Europa con Tsiparas,
intoniamo i nostri canti, monopolizziamo la scena televisiva non solo di Sky.
Cena al volo e di nuovo al
tendone per continuare a seguire lo scrutinio, man mano si va consolidando una
vittoria schiacciante di Syriza anche se leggermente inferiore al 39.5% delle
proiezioni.
Si dispiega la festa nella
adiacente piazza, di fronte alla facoltà di filosofia più bella del mondo, la
Brigata forma un suo spezzone dietro allo striscione, ci lasciano passare,
siamo i più festosi (i più caciaroni diremmo a Roma), ai compagni greci piace
moltissimo ascoltarci cantare “Bella Ciao” e noi non ci facciamo pregare… e
“Avanti popolo”, “l’internazionale” e finanche “Oi vita oi vita mia”, arriviamo
sotto al palco allestito sulle gradinate della facoltà: la commozione è tanta,
le lacrime liberatorie stavolta sono dei greci, la cosa che mi ha colpito è la
quantità di bambini in piazza con le loro famiglie, è una festa di popolo, i
ragazzi ateniesi non riescono a stare fermi: è catarsi collettiva è attimo
immortale che arriva a tutta l’umanità.
Appare sul palco Alexis Tsipras,
fa il suo discorso che ormai tutti conosciamo a memoria: conciso, preciso,
chiaro, categorico, coinvolgente, con la forza di un Discobolo che lancia il
suo disco contro l’austerity, contro i padroni, contro tutti quelli che ci
vogliono opprimere. E quel disco è ancora lì che viaggia sopra le nostre teste
e ora sta a noi fare in modo che arrivi a destinazione.
Il 26 siamo andati a vedere le prime pagine dei giornali, abbiamo
analizzato i possibili scenari e abbiamo fatto ancora un po’ i turisti i una
città che merita assolutamente di essere visitata e visitata ancora.
In serata siamo tornati a casa
con il volo FR 1299 quasi completamente occupato dalla Brigata Kalimera in un’atmosfera
da gita che ha percorso la sua prima tappa e con una Penolope immaginaria
lasciata lì ad aspettarci.
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