Da “...Ma cosa vuoi che sia una canzone...” in
poi non ho voluto perdermene uno; com’è successo a tanti miei
coetanei il rock di Vasco Rossi mi ha accompagnato dai tempi della
prima adolescenza, quando lo ascoltavo in maniera ossessiva (ed il
mio Invicta ne era
testimone), fino all’età più matura, quando il mio linguaggio
somigliava ormai a quello delle sue canzoni; se il leitmotiv
di mio padre era stato “Amami,
Alfredo” il mio è stato sicuramente “Colpa
D’Alfredo”: insomma in qualche modo siamo cresciuti insieme.
Vasco ha avuto la capacità di raccogliere i
frammenti di linguaggio di una moltitudine di gente che, orfana di
una appartenenza sociale, ci stava stretta nei limiti di una società
che sembrava aver risolto tutto, una generazione che rischiava
veramente di restare Senza parole.